Speleo Club Ribaldone - Genova

27/02/2005: Grotta Mala

Domenica 27 Febbraio, Grotta Mala Finale Ligure.

Partecipanti: Alessandro Vernassa, Riccardo Barbero (G.S. Ribaldone) Enrico Di Piazza, Erica Ferrari, Stefania Mantero (G.S. Martel) Juri Montese (Gruppo Cai San Remo)

Appuntamento ore 8.40 all’autogrill di Varazze con il Gruppo Ribaldone, ovviamente in ritardo, nel frattempo un’orda di turisti Toscani si è impadronita dell’autogrill consentendo una luculliana colazione a prezzo di parecchio inferiore al previsto. Una volta finito il banchetto siamo in grado di poter prendere possesso delle macchine e dirigerci verso il posteggio di Finale dove ci aspetta Juri. Una volta caricati i sacchi si parte alla volta della Grotta Mala. Piccola discussione con un contadino della zona per posteggiare le macchine e ci incamminiamo verso l’ingresso. Riccardo buontempone come al solito (per non dire bastardodentrochevuolegettarenelpanicolagentesenzaunmotivo ^__^ )vuole far credere a Stefania di doversi infilare in un pertugio per il quale probabilmente anche uno scoiattolo avrebbe avuto dei problemi. Finito di cazzeggiare entriamo e Juri arma il primo pozzo, strettissimo ma fattibile…o almeno…fino ad un certo punto dove troviamo una sbarra di ferro che è stata messa lì probabilmente per rendere un pochino più ostiche le cose…^__^ Superato il primo pozzo, troviamo subito sotto di noi il secondo che scende per una decina di metri per poi incurvarsi a sinistra consentendo il passaggio in una sala argillosa dove troviamo numerose e alquanto discutibili “sculture”. Piccolo scivolo in libera che a Stefania suggerisce che a ritorno avrà non pochi problemi e arriviamo ad una saletta dove ci soffermiamo a lungo perché c’è qualche difficoltà nell’armare. Ma Juri risolve il problema e proseguiamo, finalmente visto che iniziavamo anche ad accusare un po’ il freddo. Pozzo nel vuoto da 20 metri e siamo alla parte più bella, più concrezionata e anche più fangosa della grotta. Risalita di due pozzi e ci ritroviamo ad un salone meraviglioso ricco di stalattiti degne di nota e ci soffermiamo a fare qualche fotografia prima che il fango si impossessi (per l’enesima volta) delle macchine fotografiche. Piccolo scivolo fangoso da affrontare. Scende Juri, scende Ale, scende la Riki che monta il discensore ma si accorge che la corda non arriva in fondooooooooooo….Lampo di terrore negli occhi di Stefania che la deve seguire e inizia pensare di non uscirne viva nemmeno stavolta. Con ausilio probabilmente dal Grande Capo conquista la corda del pozzo sottostante. Nel mentre Dipi si rende conto di aver perso il discensore probabilmente trattenuto dal fango-sabbie mobili e torna indietro alla ricerca dell’attrezzo, che ritrova esattamente nel punto in cui precedentemente si erano seduti in attesa del “libera” della Riki lui e Stefania e dove avevano trovato pezzi di tubi ‘innocenti’ da impalcature (???) Nel frattempo superato un frazionamento bastardo la Riki e la Ste proseguono per raggiungere Juri e Ale che sono già fermi ad attenderle in una saletta dove abbiamo intenzione di rifocillarci e scarburare prima di affrontare lo schifoide. Nel mentre che siamo fermi chi a scarburare, chi a smadonnare con la carburina nuova, chi a tentare di pulire l’attrezzatura dal fango, avvertiamo un rumore sordo. Attimo di silenzio glaciale. Iniziamo a pensare che ci sia qualcuno che ha seguito la nostra via e urliamo ma non otteniamo risposta. Juri decide che è il caso di tornare indietro per controllare la situazione. Il rumore sembra piuttosto un masso caduto probabilmente ovattato dalla presenza del fango. Un misto di emozione, terrore, ignoto pervade l’atmosfera. Finiamo di sistemare le carburine e abbandoniamo l’idea, per quanto non proprio ben accetta da tutti, di Alessandro di affrontare lo schifoide. Il pensiero di immergersi nell’acqua fino al collo, non è propriamente accettata con entusiasmo dal gruppo. Ci rimettiamo in marcia per l’uscita. Arrivati al primo pozzo da risalire troviamo alla base una stalattite parecchio grossa troncata in due. Ecco il motivo del frastuono. Iniziamo pensare alla fortuna che abbiamo avuto quando realizziamo che Alessandro è rimasto in quel punto esatto almeno venti minuti per aspettare la discesa di noi altri. Risaliamo così il pozzo un po’ in preda alla sorpresa, qualcuno in preda al panico (…) Ci ritroviamo così ad affrontare il secondo pozzo per poi arrivare alla scivolo fangoso dove la corda è troppo corta. Stefania, ricordando l’esperienza di Piancavallo inizia a dubitare di riuscire ad effettuare la risalita e inizia parlare tra se e se ad alta voce dandosi numerosi validi consigli che le fanno conquistare la cima per poi finire fragorosamente a faccia in giù in mezzo al fango e perdendo temporaneamente l’uso dell’occhio sinistro. Arriviamo quindi al primo pozzo da scendere dove questa volta ‘Steleo’ (termine coniato appositamente per l’occasione da Dipi) inizia a farsi prendere dal panico perché con la presenza del fango non riesce più a capire ae ha fatto la chiave sul discensore, se è riuscita ad allongiarsi in modo corretto, se la maniglia è raggiungibile. Attimo di panico poi una volta abbandonata sull’imbrago due minuti per riordinare le idee all’urlo di “voglio morire su questa corda” ritorna ad essere lucida abbastanza (???) per poter riprendere possesso delle sue facoltà mentali (pochissime!) e dell’uso degli attrezzi raggiungendo finalmente la base del pozzo. Ultima campata lunga da affrontare e mancano solo uno scivolo e i due pozzetti per essere fuori. Dipi e Stefania si incamminano all’uscita mentre Juri aspetta gli altri. Lo scivolo tanto temuto all’andata risulta abbastanza facile,. Primo pozzo affrontato brillantemente, e finalmente il faccia a faccia con il pozzo in strettoia con presenza di sbarra centrale. Nonostante vari smadonnamenti per la presenza di una carburina appesa totalmente inutile visto che non ha mai funzionato, anche questo viene superato e con somma sorpresa sbuchiamo alla sommità del pozzo alla prima saletta della grotta intravedendo la luce esterna e trovando sul primo moschettone un Picachù dei Pokemon appeso contornato di Edera. Pensiamo che lo abbia messo per scherzo Riki visto che è stato l’ultimo a scendere all’andata, ma Speleoricci nega. Siamo un po’ scossi, forse per la serie di coincidenze, forse anche un po’ per la stanchezza, la cosa ci piace poco. Nascondiamo il Picachù nella saletta d’ingresso usciamo e ci dirigiamo alle macchine. Dove con somma sorpresa troviamo un biglietto sul parabrezza dell’auto di Speleoricci che dice “Il Picachù deve tornare a casa” e un numero di telefono. Ci cambiamo in fretta e ci dirigiamo verso il Bar Centrale di Finale Ligure per prendere qualcosa di caldo e decidiamo di scrivere un sms all’autore del biglietto e della sorpresa. Scopriamo con nostra immenso sollievo che si tratta di Bruno del Gruppo Speleo San Giorgio di Genova che aveva deciso di raggiungerci visto che era in zona ma che purtroppo non aveva con sé la carburina. Peccato, potevamo fare un’uscita con ben 4 gruppi liguri presenti. Sarà per la prossima volta. Bellissima la grotta, bellissimo il gruppo come sempre. Un ringraziamento particolare a Juri che ha avuto la pazienza di sopportare una novizia della speleologia. Torneremo presto a visitare nuovamente la Mala. Prima di tutto perché mancavano all’appello altre persone fondamentali del nostro gruppo, e anche perché…sicuramente Alessandro dovrà togliersi lo sfizio di affrontare lo schifoide….^__^